TASTIERE

L’impugnatura a due bacchette più usata, dai primi del '900 ad oggi, è più o meno la stessa adottata per il tamburo e i timpani, con la differenza che il fulcro (cioè il punto di equilibrio e di sostegno), a causa del diverso spessore dei manici, viene spostato leggermente in giù (fig. 8).

Altra piccola differenza sta nel fatto che la bacchetta, pur partendo dalla sua sede naturale (incavo del palmo della mano), a volte può fuoriuscire verso l’esterno per favorire l’angolazione che, in ogni caso, si dovrebbe ottenere allargando lievemente le braccia (fig. 9).

Le impugnature di base a quattro bacchette sono:
la classica a tenaglia, con la sua variante jazz, e la tradizionale jazz, con la variante per marimba solista.
Nell’impugnatura classica a tenaglia (detta anche 'a C' per la forma che assumono le dita) i manici prendono la forma di una x con le bacchette esterne (1 e 4) sotto. Nella parte superiore della x s'introducono pollice ed indice, mentre mignolo, anulare e medio stringono le bacchette da sotto (fig. 10).
La variante jazz, conosciuta come 'presa Burton' perché usata dal vibrafonista Gary Burton, assomiglia alla classica a tenaglia; con alcune differenze, tra cui quella dei manici, che formano la x con le bacchette esterne sopra a quelle interne (fig. 11).

Adoperata dal famoso vibrafonista e marimbista L. Hampton, la presa tradizionale jazz è stata rivalutata e migliorata. Nella sostanza, non si discosta molto dalle impugnature a bacchette indipendenti di oggi. Infatti, le bacchette esterne vengono tenute tra medio e anulare, mentre quelle interne tra pollice, indice e medio, con il palmo piatto verso la tastiera (fig. 12).

Come già abbiamo avuto modo di dire, in altre occasioni, una tecnica nasce e si evolve fino ad affermarsi con il nome di chi l’ha concepita (o di chi ha avuto il merito di farla conoscere). La presa con il palmo verticale (fig. 13), già adottata in passato da molti marimbisti, oggi è più conosciuta con il nome di chi ha avuto il merito di diffonderla, con gli opportuni correttivi; vale a dire il marimbista L. H. Stevens.


Al momento, l’impugnatura di base a quattro bacchette da noi consigliata è quella in cui si riescono a sfruttare meglio i principali movimenti di articolazione e l’indipendenza delle dita. In pratica: bacchette esterne tra medio e anulare e bacchette interne tra pollice, indice e medio, con il palmo piatto verso la tastiera.

Ciò, ovviamente, senza dover rinunciare ad altre soluzioni quali, ad esempio, il passaggio ad una presa intermedia o verticale (anche di una sola mano), qualora queste impugnature si rivelino tecnicamente più efficaci per quello che si deve eseguire (fig. 14).

Le impugnature a sei bacchette sono ancora allo stato sperimentale, anche se da circa vent’anni alcuni solisti cercano di adottarle.
Le prese a sei bacchette da noi provate (fig. 15) funzionano benissimo per evitare spostamenti negli arpeggi in linea e quando si devono eseguire accordi di cinque o sei suoni. Solo con il raggiungimento di una totale indipendenza di tutte le dita che guidano le bacchette, in futuro, si potrà stabilire se l’impugnatura a sei bacchette potrà soppiantare quella a quattro, se deve essere usata soltanto in particolari situazioni musicali, oppure restare ancora per molto tempo allo stato sperimentale.
In fondo, perché complicarsi la vita per fare peggio (a sei o a quattro bacchette) quello che si può fare meglio con quattro o due? Ed è proprio quello che avranno pensato i tanti solisti che suonano sempre a due bacchette brani di carattere virtuosistico (quali, ad esempio, il celeberrimo ‘Moto perpetuo’ di Niccolò Paganini).

Il famoso scrittore inglese Anthony Hope ha detto: “A meno di non essere un genio, conviene puntare alla comprensibilità”. Seguendo il suo consiglio, ci siamo sforzati di esporre, in maniera semplice ed accessibile, tutte quelle informazioni storiche e didattiche che possono aiutarvi a giudicare e scegliere una buona impugnatura.
Se ci siamo riusciti rinunciamo volentieri a consolarci con Flaiano, che affermava: “Il peggio che può capitare a un genio è di essere compreso”.

Antonio Buonomo


Riferimenti bibliografici

Gardner, Carl E., The Gardner Modern Method, Carl Fischer, New York 1919
Krupa, Gene, Metodo per batteria, Robbins Music Corporation, New York 1938
(Nuova Carisch, Milano 2001)
Hampton, Lionel, Method for Vibraharp, Xylophone And Marimba, Robbins Music
Corporation, N. Y. 1939
Podemski, Benjamin, Standard Snare Drum Method, Mills Music, Broadway, N. Y.,1940
Ulano, Sam, The Drummers Hand Study Guide, Lane Publishing Co., Boston 1950
Torrebruno, Leonida, Metodo per strumenti a percussione, Ricordi, Milano 1960
Buonomo, Aldo e Antonio, L’Arte della Percussione, Suvini-Zerboni, Milano 1965
Buonomo, Antonio, Il Suono della Percussione, Curci, Milano 1982
Buonomo, Antonio, La Marimba, Curci, Milano 1998
Buonomo, Antonio, Nati per la batteria, BMG Ricordi, Milano 2001

Si ringraziano le case editrici per aver permesso l'uso delle foto che illustrano l'articolo.