I VANTAGGI DEL RULLO A COLPI MULTIPLI

Sebbene sia l’effetto più tipico di gran parte delle percussioni, il rullo viene sempre associato al tamburo. Per rendersene conto basta consultare un qualsiasi dizionario della lingua italiana. Difatti, tutti quelli da noi consultati alla voce rullo, recitano: “Serie di colpi di tamburo” (Devoto e Oli), “Suono emesso dal tamburo” (Palazzi), “Il rullare del tamburo” (Zingarelli) “L’emissione da parte del tamburo del caratteristico suono” (De Agostini), ecc.
Certo, per noi addetti ai lavori, sarebbe più appropriata una definizione del tipo: “Il caratteristico risultato sonoro di molti strumenti a percussione, tra cui il tamburo con corde, detto, impropriamente, rullante proprio per questo particolare effetto”.

Una volta quando i tamburi montavano pelli naturali ed avevano fusti alti, sul tipo di quelli immortalati da Rembrandt nella celeberrima Ronda di notte, bastava studiare il famoso Daddy Mammy per ottenere un buon rullo. Quest'esercizio consisteva nel battere due colpi per mano accelerando gradualmente (il motivo della doppia onomatopea “Daddy- Mammy” si spiega col fatto che, quando si cambiava mano, anche per effetto della diversa posizione della mano sinistra, cambiava anche il suono).
Oggi con gli strumenti che montano pelli sintetiche che, per ragioni strutturali, non possiedono la risonanza delle pelli naturali, quest'esercizio è, ormai, caduto nell’oblio.

I rulli più usati per gli strumenti a membrana suonati con bacchette sono:
il rullo a colpi singoli, che si ottiene suonando un solo colpo per ogni mano, il rullo a colpi doppi, che si esegue con l’alternanza di due colpi per mano, il rullo a colpi tripli, che si realizza con un colpo triplo per ogni mano e il rullo a colpi multipli (da non confondere con il cosiddetto “rullo strisciato”) che in teoria si ottiene eseguendo una serie imprecisata di colpi per ogni mano mentre, praticamente, i colpi sono tre, o massimo quattro, per mano.

Tutti i rulli descritti si possono eseguire su due o più strumenti.
Su due strumenti si avrà il rullo doppio, su tre o quattro strumenti si avranno, invece, degli accordi rullati. Ovviamente, in quest’ultimo caso, si dovranno impugnare due bacchette per mano.

Con strumenti a lunga risonanza come, ad esempio, i timpani si preferisce la tecnica dei colpi singoli per la sua maggiore potenza. Con strumenti a risonanza breve, come il tamburo, si ricorre invece ai colpi doppi, tripli o, meglio, ai colpi multipli, per ottenere una maggiore continuità di suono con meno movimenti delle mani.

Sia il rullo a colpi singoli che quello a colpi doppi (che sono di gran lunga i più conosciuti e usati), quando vengono eseguiti su strumenti poco risonanti, richiedono un’alternanza velocissima delle mani, per produrre un suono continuo. Questa particolarità, può provocare sgradevoli accentuazioni trasformando un suono sostenuto in una raffica di mitragliatrice. Infatti, molti esecutori parlano di rulli misurati a colpi doppi, ma in realtà di misurato hanno solo i movimenti delle mani perché, quando si trovano in difficoltà, per riempire i “vuoti”, aumentano inconsapevolmente i colpi per ogni mano.
Allora, quando si desidera un rullo “pieno” e omogeneo, è molto meglio rallentare di proposito il movimento delle mani e aumentare il numero dei colpi, passando al rullo a colpi multipli. Questo tipo di rullo, per le sue caratteristiche, è sicuramente più idoneo per strumenti poco risonanti.



Osservate
quest' esempio:






Per ottenere un rullo del valore di “un mezzo”: con la tecnica dei colpi doppi occorrono 12 movimenti delle mani (per avere 24 colpi); quando con la tecnica dei colpi multipli, con solo 10 movimenti delle mani (considerando quattro colpi per mano), si ottiene un rullo più fitto costituito da 40 colpi (cfr. pp. 96-100 de “Il suono della percussione”).
Certo, se si eseguono generi musicali nei quali si gode di ampia libertà interpretativa, come ad esempio il jazz o il rock, ognuno può adoperare la tecnica che vuole, scegliendo l’effetto secondo il suo stile personale. Ma quando si devono eseguire generi, nei quali viene richiesta la perfezione, allora bisogna adottare la tecnica giusta per ottenere l’effetto voluto dall’autore.
Facciamo un esempio con un brano che ha spesso creato imbarazzo ad esecutori ed insegnanti. Si tratta di alcune misure, in tempo 2/8 (Vivo in uno) riguardanti la parte di tamburo della famosa suite sinfonica di N. R. Korsakov “Scheherazade”.
Nel punto “incriminato” la scrittura si presenta, per diverse misure, con semicroma e croma puntata tagliata da tre trattini di abbreviazione. In pratica un rullo formato da dodici semibiscrome.
Molti, al posto delle semibiscrome, eseguono il rullo a colpi singoli o quello a colpi doppi ottenendo delle biscrome che, anche se si adattano al contesto musicale generale, non rispettano sicuramente la volontà dell’autore.
Le ragioni di questa diversa esecuzione (ormai divenuta convenzione) risiedono, probabilmente, anche in un'errata interpretazione dei segni di abbreviazione.
Vediamo perché.

Se una semiminima con tre tagli di abbreviazione
indica otto biscrome

Una croma con gli stessi tagli indicherà otto
semibiscrome


Di conseguenza, l’esecuzione corretta sarà un rullo a colpi multipli di quattro colpi per ogni mano.

scrittura
esecuzione convenzionale
esecuzione corretta