L'ARTE DI STUDIARE E LA MODA DEL METRONOMO

A tutti gli insegnanti capita, prima o poi, di dover rispondere a domande tipo: "Quanto tempo occorre per imparare a suonare il tale strumento?” Oppure: "è più difficile suonare la marimba o i timpani?”
Per la prima domanda la risposta, più che ovvia, è scontata: “Dipende dalla capacità di apprendimento e dal tempo dedicato allo studio”.

Indipendentemente dalla banalità dei quesiti, quello che più conta non è certamente quanto si studia, ma come si studia. In altre parole, il metodo che si userà per trarre il massimo profitto dal tempo dedicato allo studio; quindi la qualità e non la quantità dell'applicazione.

E’ chiaro che nell’apprendimento, oltre al metodo personale, incide anche l’intelligenza musicale. Se, invece, lo studio riguarda la tecnica pura (che si può paragonare ad una sorta di ginnastica per allenare la mente, l’orecchio e le articolazioni ai vari movimenti percussivi) allora il metodo è fondamentale.
Un esercizio tecnico, ad esempio, non deve servire soltanto a sciogliere le articolazioni, ma deve essere gradevole per formare l’orecchio musicale, ritmico per rafforzare il senso della quadratura, essenziale per dare i massimi benefici nel minor tempo possibile.

Purtroppo, l’arte di studiare non è materia d’insegnamento perciò ognuno è costretto ad imparare a proprie spese il metodo da seguire per progredire, sperimentando vari sistemi, prima di capire qual è quello giusto per le proprie attitudini.
Sarebbe necessario, invece, che l’insegnante mettesse al servizio dell’alunno la sua esperienza anche in questo campo dedicando alcune lezioni al modo di studiare.
Così facendo si eviterebbero molti errori nell’approccio tecnico e interpretativo che possono compromettere, o allontanare, i naturali progressi.
Uno di questi errori, a nostro avviso, è rappresentato dalla moda del metronomo che, con l’avvento dei modelli elettronici tascabili, è divenuto un vero e proprio compagno inseparabile degli studiosi.
Non è per niente raro, quindi, vedere percussionisti o marimbisti che, imitando alcuni colleghi pianisti, studiano con il metronomo sul leggio.
Il metronomo è uno strumento prezioso per imparare la cadenza ritmica dei vari andamenti; può aiutare nello studio di un passo difficile, dove è necessario ritmare la gradualità dell’impegno tecnico, ma senza esagerare.
Il ritmo è l’unico elemento naturale della musica è non può identificarsi con un click che, pur importante per l’insieme, in alcuni generi a carattere prevalentemente ritmico, non favorisce certo la formazione musicale.

Ogni musicista ha bisogno di trovare dentro di sé il vero ritmo, quel ritmo che permette a tutti di andare a tempo "respirando" e che lo porterà ad un'interpretazione musicale umanizzata. Come il perfetto metronomo… umano che, con una corsa o uno sforzo fisico, accelera i battiti per poi ritornare normale senza per questo perdere mai il ritmo. Del resto anche nella musica eseguita al calcolatore si è avvertita la necessità di aggiungere una opzione che inserisce una percentuale di piccole "sbavature" ritmiche proprio per simulare una esecuzione umanizzata.

Appoggiarsi sempre sulla cadenza artificiale del metronomo, quindi, inibisce lo sviluppo del senso ritmico naturale perché nessuno strumento, meccanico o elettronico che sia, potrà guidarci in un accelerando, un ritardando o un rubato senza perdere il tempo, ma solo il nostro istinto e l’esperienza acquisita con lo studio e la pratica musicale.