I PROGRAMMI DEI CONCORSI PER L'ORCHESTRA

di Antonio Buonomo

Un breve scritto di A. Karr recita: "Bisognerebbe trovare in qualche posto un'isola deserta per trasportarvi tutti i pianisti e coloro che aspirano a diventarlo; poco importa chiedere che essa sia deserta. Anche se non lo fosse, non tarderebbe a diventarlo perché gli indigeni ne scapperebbero molto presto; poi altrettanto presto sarebbe ugualmente ripopolata dai pianisti presenti, futuri, eminenti ed imminenti."

Non credete che fra breve questa pungente analisi possa calzare a pennello anche per batteristi e percussionisti?

Certo sono lontani i tempi nei quali ai concorsi si presentavano cinque o sei concorrenti e i posti venivano assegnati. Adesso i concorrenti sono diventati centinaia e spesso i posti restano vuoti per mancanza di candidati idonei.

Il recente concorso per timpanisti, presso l'Accademia di "S. Cecilia" (dove i posti sono stati finalmente occupati), rappresenta un'eccezione perché, forse per la prima volta in Italia, è stata adottata la formula "per invito"; dopo che gli stessi concorrenti erano già stati, in varie occasioni, provati in orchestra.

Il fatto è che, indipendentemente dalla bravura dei concorrenti, il problema risiede spesso anche nei programmi d'esame. Vale a dire che i posti non vengono assegnati perché le commissioni non sono state messe in grado di giudicare i candidati per il lavoro che devono svolgere in orchestra.

Tempo fa, la direzione di un grande Teatro ha affidato a qualcuno che se ne intendeva di prove d’esami, la stesura dei programmi per un posto di percussionista in orchestra.
Durante il concorso, un noto direttore d'orchestra, senza sapere chi avesse redatto il programma d'esame, ha affermato che era la prima volta che gli capitava di giudicare un percussionista con un programma che anticipava quello che effettivamente il candidato doveva fare in orchestra. Di solito, ha proseguito, devo ascoltare concerti di xilofono, timpani e altri strumenti senza riuscire a capire se poi "il concertista" sarà in grado di eseguire alla perfezione le “piccole” cose richieste in orchestra.

Purtroppo si è trattato di un caso isolato perché, in generale, si continua ad inserire nei programmi d'esame concerti e studi di tecnica fine a se stessa, dove è veramente difficile trovare un pochino di musica. Persino nei programmi per i concorsi a cattedra erano stati inseriti brani per tastiere che rivelavano una struttura approssimativa e dilettantistica, dal punto di vista della forma musicale, mentre non era stata messa neanche una prova d'intonazione per i timpani.
Da anni si criticano i programmi di pianoforte che guardano quasi esclusivamente a formare degli improbabili concertisti, mentre mancano pianisti accompagnatori e pianisti orchestrali. La stessa cosa si sta verificando per le percussioni.
Spesso, in orchestra si sentono musicisti che non riescono a sostenere un contrattempo e su alcune sezioni orchestrali, pare esista addirittura un sito Internet con aneddoti, non proprio elogiativi, delle loro performance.

Noi crediamo che sin dai primi anni di studio gli allievi debbano trovare, anche negli umili studi di tamburo, quella melodia ritmica che fa delle percussioni strumenti completi. Ovviamente, per melodia ritmica intendiamo qualsiasi figurazione tecnica, sincopata o in contrattempo, che abbia una logica musicale. La stessa logica che vorremmo trovare nelle funamboliche evoluzioni tecniche di certi studi creati a tavolino.
Per concludere queste brevi riflessioni vogliamo ricordare a chi ci legge che nella musica può anche non esserci tecnica, ma è ben poca cosa la tecnica se in essa non vi è un poco di musica.